Euro e la falcidia dei Redditi - Movimento Incazzati

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Euro e la falcidia dei Redditi

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I PREZZI - L’EURO  E LA FALCIDIA DEI REDDITI

1 euro = 1.936,27 lire   ovvero  1.936,27 lire  = 1 euro

Cari incazzati come noi quanto sopra  evidenziato è il concambio o controvalore della lira al momento della introduzione dell’euro. Si avete letto bene, per avere un euro ogni italiano doveva far uscire dalle proprie tasche circa 2 mila lire. Sono state adeguate al nuovo cambio tutte le transazioni monetarie  che prima venivano effettuate in lire.
La circolazione fisica dell’euro ha avuto inizio nel gennaio 2002. Salari, stipendi, pensioni, transazioni finanziarie ecc. sono state mutate  in euro.
La  doppia circolazione delle monete (euro e lira), al fine di  facilitare e abituare i cittadini alla importante novità valutaria così da  rendere meno problematico l’uso del loro denaro, è stata purtroppo  brevissima, solo pochi mesi, dopo di che l’euro ha avuto via libera come unica moneta circolante.
Il Governo di allora ( Berlusconi) si era impegnato ad effettuare controlli su eventuali speculazioni che si potevano verificare soprattutto a danno dei cittadini più deboli ed indifesi (cittadini anziani sprovveduti e  con bassa cultura ecc.) che con il suddetto concambio potevano essere facilmente raggirati. Di tali controlli non c’è stata  una benché minima  parvenza, anzi il contrario. E’ stato lasciato libero arbitrio a tutta o quasi tutta la classe imprenditoriale del nostro paese. Forse direte che è superfluo ricordarvelo visto che sono passati numerosi anni  da quando è stata introdotta la nuova moneta e che oramai siete avvezzi al suo utilizzo. Forse è così.
Ma vi siete resi conto di quanto sono aumentati i prezzi dei beni e dei servizi  da quando è stato introdotto l’euro in mancanza di controlli seri e continui? Tutto il commercio ne ha approfittato e  abusato.  
Cari incazzati come noi abbiamo subito in questi  ultimi dieci anni ogni sorta di aumento dei prezzi senza che alcuna istituzione ( Governo, Sindacati, Media, ecc) abbia alzato un dito per fermare tale  perversa spirale, anzi è stato sempre più facilitato il compito soprattutto dei commercianti. Ricordiamo le affermazioni di Sergio Billè  ex presidente di Confcommercio  (successivamente condannato agli arresti per vari reati penali) che ammise diversi anni fa  in una nota trasmissione televisiva  di attualità e di informazione politica  come la lievitazione dei prezzi in quegli anni fu in pratica facilitata dall’inerzia dei controlli delle istituzioni del Governo Berlusconi allora in carica.
Sulla crescita dei prezzi e sulle conseguenze negative che hanno avuto sulle tasche dei cittadini già ne abbiamo parlato più sopra,  in particolar modo riguardo alle problematiche relative agli acquisti degli immobili abitativi (v. rubrica  sui palazzinari) e alla decrescita della domanda per consumi (v. rubrica su lavoro e immigrazione). Adesso riproponiamo il discorso su questo argomento perché nella diatriba politica attuale c’è chi propugna (Lega in primis)) , tra l’altro, di far uscire l’Italia  dall’euro come se ciò potesse essere la  panacea di tutti i mali del paese. Ebbene noi siamo dell’avviso che tale eventuale misura darebbe il colpo di grazia  all’Italia.
Semmai ci si doveva pensare più di dieci anni fa, quando è stato istituita la nuova moneta, come hanno fatto alcuni paesi europei (Inghilterra, Danimarca e Svezia). Perché diciamo questo? Perché ormai siamo arrivati ad un punto di non ritorno visto, lo ripetiamo, il forte incremento dei prezzi dell’ultimo decennio, fortemente voluto dalla classe politica che ci ha sino ad oggi governato,  considerato che nessuna azione di contrasto è stato da essa attuato.
Ciò deve far riflettere seriamente sul danno economico che hanno procurato ai cittadini, soprattutto ai meno abbienti. Tutto questo è avvenuto in presenza di stipendi, salari e pensioni praticamente fermi, e che rimarranno così ancora per  gli  anni  a venire dato il blocco di numerosi contratti di lavoro (in speciale  modo dei contratti pubblici),  per non parlare poi di tutti quei  redditi  da lavoro che nel frattempo hanno subito o stanno subendo anche  la falcidia  della busta paga.
Naturalmente ciò non succede o succede solo in parte ai dipendenti  delle classi privilegiate che hanno saputo e potuto sempre adeguare in aumento i propri redditi (v. quanto già detto sopra nella rubrica lavoro e immigrazione).
Sopra abbiamo messo in evidenza il concambio lira/ euro e adesso vogliamo in modo pratico dimostrarvi come la classe imprenditoriale italiana tutta (ditte individuali, imprese piccole, medie e grandi) si è avvalsa dell’introduzione della nuova moneta per aumentare in modo sconsiderato i prezzi dei prodotti in vendita.  
L’incremento dei prezzi delle materie prime ed in primis del petrolio non può giustificare un tale inusitato aumento dei prezzi al consumo che è avvenuto a partire dal 2002. Alcuni esempi possono meglio dare l’idea di quello che stiamo dicendo. Incominciamo, per quanto ricordiamo, dalla spesa della massaia che ogni mattina si deve preoccupare di far quadrare i conti col proprio limitato reddito, così come faceva sempre anche prima dell’introduzione dell’euro. La tabella che segue può meglio esplicitare quanto andiamo dicendo.

PRODOTTO  - PREZZO ATTUALE -  PREZZO STORICO - VARIAZIONE %
                                        (Euro)                               (Lire)

Pomodori              1,5/2,0/2,5 Kg                             500/1000  Kg                 +/- 600/800/1000
Zucchine               2,0/2,5          “                             1300/1600  “                  +/-  300
Melanzane             1,5/2,0         “                              1000/1200  “                 +/-   300
Patate                    0,8/1,0         “                               700/800     “                  +/-   250
Uva                        1,5/2,5         “                              1000/1200  “                 +/-   275/416
Mele                       1,5               “                              1000(1300 “                 +/-   275
Kiwi                       2,0               “                              1500/2000  “                 +/-  260/200
Parmigiano             2,5             etto                           1800/2000 etto              +/-   250
Prosciutto Parma    3,8/4,2         “                               2600          “                 +/-   300
Pane (rosetta)          2,3             Kg                             1750         Kg               +/-   260
Latte                       1,70            Lt                             1000 /1200  Lt               +/-  340

Abbiamo verificato di persona ( periodo luglio/agosto 2013)  quanto stiamo dicendo e constatata l’assurdità degli aumenti di prezzo di alcuni articoli di ortofrutta. Un esempio eloquente se il quadro suddetto risulta poco chiaro:

1)  6 mele          peso  kg 1,450   prezzo 2,00 euro/kg      costo 2,90 euro   per vecchie lire 5.625,1
     Ogni singola mela costa lire 935,6
2)  6 pesche       peso  kg 1,575   prezzo 1,50 euro/kg     costo  2,36euro     per vecchie lire  4.569,6
     Ogni singola pesca costa lire 761,6
3)   uva              peso  kg 1,510   prezzo  1,50 euro/kg     costo 2,27euro     per vecchie lire   4.395
     Ogni kg d’uva costa circa lire 3.000
4)  4 pomodori   peso  kg 1,050   prezzo  2,00 euro/kg     costo 2,10euro    per vecchie lire   4.066,2
     Ogni singolo pomodoro costa lire 1.016,54

Taglieggiamento perpetrato a danno dei lavoratori e dei pensionati: 1 solo  pomodoro oggi viene a costare più di mille lire. Prima dell’euro se ne acquistavano più di un chilo. Potremmo proseguire ancora, ma non ce n’é bisogno.
Possiamo ben  notare come i prezzi al dettaglio si siano messi a correre a partire dall’introduzione dell’euro, malgrado le statistiche ufficiali (ISTAT)  abbiano sempre  ridimensionato, secondo noi,  i dati dell’inflazione reale del Paese.  Le suddette variazioni vanno oltre  i normali incrementi di prezzo che l’informazione di parte tenta di far digerire ai cittadini.
Quando si hanno incrementi di prezzo dell’ordine del 250/300/400/600 % e oltre  a seconda del tipo di  prodotto considerato c’è poco da dire su come i redditi dei cittadini siano stati letteralmente falcidiati  e ciò spiega pure come tantissime famiglie non  riescano più ad arrivare alla 2° o 3° settimana del mese.
Ma la rappresentazione di cui sopra è ancora  poco  esaustiva del disagio delle famiglie che debbono affrontare  numerose altre spese in considerevole aumento a cominciare  dalle bollette delle utenze, dai costi dei trasporti urbani, dal costo dei libri scolastici, dal costo sempre crescente delle assicurazioni auto, dal costo dei carburanti, dal costo dei ticket per prestazioni sanitarie e per quelli dei farmaci, dalle spese per  la ristorazione (non sempre necessarie ma comunque aumentate  anch’esse in modo sconsiderato), dall’elevato costo di numerosissimi altri prodotti che non possiamo qui enunciare per non appesantire ulteriormente il nostro discorso.
Basta solo ricordare quanto oggi pesa sulle famiglie l’introduzione dell’IMU sulla prima e sulle seconde case che di fatto sta impoverendo le già povere famiglie italiane e  sta mettendo  in seri guai anche l’esausto ceto medio, soprattutto monoreddito.
I consumi non hanno gambe per camminare quando la moneta circolante diventa sempre più scarsa come sta avvenendo. Ma vi immaginate, cari incazzati come noi, se si ritornasse alla lira? Tutti i prezzi sopraesposti in euro pensate davvero che potrebbero  ritornare  ai livelli di una  volta (3° colonna)? Assolutamente no, si tramuterebbero  da euro a lire semplicemente in base al concambio in alto evidenziato.
La classe imprenditoriale si guarderebbe bene dal riportare i prezzi a livello ante euro,  verosimilmente da incrementae solo  all’adeguamento fisiologico dovuto all’aumento dei costi delle materie prime. Così avremo che un Kg di pomodori, secondo qualità, potrebbe costare 3..000/4.000/5.000 lire, che un Kg.di zucchine  si acquisterebbe a 4.000/5.000 lire…….. un etto di parmigiano si comprerebbe a 5.000 lire e così via. Un’autovettura  tipo Smart o Fiat 500  ci costerebbe  almeno 24/25 milioni, rispetto ai 12/13 milioni di una volta. Un vero disastro. Immaginate cosa avverrebbe invece per la vendita o per l’acquisto di un appartamento.
Dovremmo chiedere  mutui a partire da mezzo miliardo di lire a seconda della metratura dell’immobile. Ma non è finita qui. La nuova lira, in caso di abbandono dell’euro, si svaluterebbe subito di almeno il 60% , svalutazione che andrebbe a far lievitare ancora di più i suddetti prezzi impoverendo ulteriormente la popolazione italiana, naturalmente quella indifesa. Questo è il panorama (nero) economico che realmente ci  si potrebbe attendere. Grazie signori onorevoli parlamentari per la bella situazione che avete creato e ci date in eredità, grazie signori imprenditori per quanto siete stati morigerati in questi anni  in relazione al contenimento dei prezzi di beni e servizi offerti. La Nazione grazie a voi è diventata più ricca, evviva.
Cari incazzati come noi,  i nostri politici (leggi politicanti) sono tutti presi di questi tempi, visto che si avvicinano le elezioni, a proporre nuove soluzioni per far uscire il nostro Paese dalla crisi finanziaria ed economica in cui è caduta. Non credetegli più. Cosa hanno fatto fino ad oggi? Assolutamente niente. Il comitato d’affari ha assalito la diligenza e ha lasciato solo rottami.. Pensavano ai cittadini italiani o a loro stessi? Questa seconda ipotesi ci sembra la più veritiera, anzi è la più veritiera.
 
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